QUADRETTI DI PAESE: alla scoperta della normanna Picerno
Le strade assonnate accoglieranno lo scalpiccio veloce verso le auto: primi commenti su strani intrugli di numeri. Ci affidiamo alla magica sentenza del numero visto che forse mai avevamo iniziato tornei con due schiaffoni ben assestati. Invero pensiamo che la palla rotonda, quale geometrica sfera perfetta, reclama coraggio, nobile forza e scaltra esperienza: roba numericamente non data. A conferma, domani andremo in paese che detto si fa “Leonessa della Lucania”.
Appunto: nel 1799 Picerno si fece leonessa e difese con nobile coraggio le libere scelte repubblicane contro briganti e sanfedisti. Il paese nasceva come fortezza dal nome Pizini, correva l’anno 1000 e il posto, gia’ in alto difeso, si rafforzo’ con mura possenti. Ideale castello cintato con case, vassalli e feudali si contesero e suon di legnate e di soldi terreni e persone Allorche’ a Napoli si insediarono i giacobini repubblicani, a Picerno decisi andarono con i cittadini napoletani, invero ben strano per contadini e pastori abituati ad essere merce di feudo. Il brigante di Polla, Curcio Gerardo, aiutante di campo di Ruffo, bigotto e oscuro cardinale di Sala e dintorni, a sua volta aiutante del regno borbonico, entro’ nella chiesa Matrice di Picerno e uccise settanta persone comprese donne e bambini.
Il 10 maggio Picerno ricorda la nobile lotta per parte di libera scelta e democrazia, ben strano per questi tempi poco adusi a codesti ricordi. Potremo sciogliere i dubbi una volta in paese: prima della partita in un bar o un piccolo circolo ordiniamo il caffe’ ma ascoltiamo discorrere gli astanti picernii. Noteremo che parlano strano: un mezzo dialetto francese –lucano. Questa parlata, diffusa tra luoghi Lucano potentini e cilento campano e’ stata oggetto di studio in quanto e’ segno che in tempi lontani, impervi tal quale ai luoghi, si stabilirono franchi o normanni. Ecco dunque che fieri soldati galli e normanni trovarono buona la terra di Trecchina, Rivello, Policastro Casaletto e Picerno e ivi presero a stare. Hanno dunque in comune con noi l’originale parlata, rompicapo di esperti linguisti: noi l’etrusca alfa nuceria, loro il dialetto gallico-lucano. Se queste son le premesse visiteremo con il dovuto rispetto la bella chiesa matrice, collegiata di San Nicola, e l’arcano convento dei cappuccini e di Sant’ Antonio. Ancora qualcosa in comune...
Dopo il riflessivo passeggio serviti in una qualche silenziosa locanda picerna , per tempo e con calma, prima dell’ assortita partita: baccalà e beccacce ripiene ci ricordano che il posto e’ montano. Mangiamo e riflettiamo: gli sfidanti di oggi son normanni guerrieri, montagnardi ribaldi, gente adusa alla lotta che non sfugge alla botta. Andiamo con saggezza e animo giusto: non facciamo questioni di numeri ma di umili e nobili origini. Loro normanni noi osci ed etruschi, loro la forza e l’ardore della montagna, noi la forza sapiente della pianura, la strategia e il coraggio. Non manchera’ il rispetto reciproco della gente piu’ fiera. Ricordiamo pero’ che dato il comune linguaggio complesso facciamo parlare solo la rete: la loro!